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per crescere insieme nella vocazione comune: essere cristiani,
che si realizza nella misura in cui viviamo il Vangelo.

 

L’Infinito si è lasciato abbracciare

“Quella notte illuminò con il suo astro scintillante tutti i giorni e i tempi”. Di quale notte sta parlando il Celano nella sua prima biografia di san Francesco? Si tratta della Notte di Natale.

Per san Francesco il Natale era la festa delle feste, perché se è pur verro che la salvezza è giunta a noi attraverso la Pasqua, la Pentecoste e così via, tutto ebbe inizio con la nascita di Gesù: con Dio che sceglie di farsi uomo. E correva l’anno 1223, quando san Francesco volle in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, il Bambino di Betlemme. E grazie all’aiuto di un uomo di nome Giovanni, fu raffigurato il presepio. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme! Tra i tanti che accorrono per partecipare all’evento c’è un uomo che vide nella mangiatoia giacere un fanciullino privo di vita, e Francesco avvicinarglisi e destarlo da quella specie di sonno profondo. Quella notte il fanciullo Gesù fu risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato. Terminata la veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia; così narra il Celano.

Dio-Gesù che cambia l’acqua in vino, cammina sulle acque, moltiplica i pani, fa risorgere i morti… è “normale”, è Dio! Ma Dio onnipotente che nasce piccolo, bimbo indifeso, bisognoso di cure, di amore; bisognoso di tutto, dipendente in tutto dalla cura di una sua creatura; Dio-Gesù che muore su una croce… questo non è “normale”! …questo è frutto di un amore immenso che non ha eguali! La grande rivoluzione del cristianesimo è che l’Infinito ci è venuto incontro e si è lasciato abbracciare (G. Lepori). L’Infinito entra in uno spazio finito, assume la nostra carne e tutto ora è trasformato, è reso sacro con Cristo: la realtà è permeata dalla sua presenza. Da quando l’Eterno, l’Infinito Signore, si è fatto carne, l’uomo non deve più fuggire né lo spazio, né il tempo; perché è lì che può incontrare il Dio-con-noi!

Gesù umiliò se stesso, e non considerando un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma rinnegando se stesso, si fa uomo. Ma perché Dio sceglie di farsi uomo? Gesù si è fatto uomo per strapparci dal peccato che ci avrebbe condotti alla morte eterna e donarci così la salvezza. Questo era l’unico modo per ridonarci la Vita, la vita bella, felice, di figli amati, che inizia oggi per non finire mai più… è eterna! Questo rinnegamento non comporta però una mortificazione della persona, né della gioia di vivere, né della simpatia del mondo (B. Maggioni), tutt’altro! Il chiudersi in se stesso, il ripiegarsi su di sé è la menzogna, l’inganno. Mentre il rinnegamento di sé è la verità dell’uomo, è ciò che ci permette di aprirci a nuovi orizzonti fino a quel momento per noi inimmaginabili. Farsi dono è ciò che permette all’uomo di diventare pienamente uomo ad immagine e somiglianza di Dio. Ed è per indicarci la via che ci conduce alla nostra piena realizzazione, alla felicità, che si è fatto lui stesso Via.

Passare da un cuore concentrato su di sé, a un cuore che esce incontro all’altro: questo è Natale! Questo è quanto ha fatto Dio per noi, è uscito da se per raggiungerci e donarci tutto se stesso: Amore! Il cristiano non è un discepolo dell’io, ma del tu. Dove il “tu” diventa più importante dell’io e questo dimenticarmi mi dona libertà, un respiro grande difficile da descrivere a parole, ma capace di far venire le vertigini.

È Natale! Il Verbo si fa carne e continua ad illuminare la notte del mondo, la notte del nostro cuore. È questa la Bella notizia: Dio è con noi, è l’Emmanuele, perché noi siamo per sempre con lui. L’Amore ancora ci viene incontro perché anche noi diveniamo amore!

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