Incontro con Papa Benedetto XVI
Sabato 15 settembre 2007.
Per noi non è un giorno come gli altri e da oggi in poi nessun giorno sarà più come gli altri …! Nel cuore grande attesa, gioia, gratitudine. I minuti sembrano non passare mai.
Ed ecco, suona il campanello delle Ville Pontificie: sono gli autisti che ci accompagnano al Palazzo Apostolico. In macchina vediamo scorrere lo splendido scenario dei giardini delle Ville.
Ore 11.30. Si apre il cancello che dalle Ville Pontificie ci porta al Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, per l’incontro con il Santo Padre. Sentimenti di attesa e trepidazione si uniscono a una gioia incontenibile che preme nel cuore e che fatica a tradursi in parole. Chissà perché nei grandi eventi – quelli voluti da Dio e da Lui preparati – succede che la gioia sfiori i confini dell’emozione!
Ci sentiamo piccole: avvertiamo tutta la sproporzione, l’incapacità di contenere la grandiosità di questo momento. Stiamo per incontrare il Successore di Pietro, colui che il Signore ha scelto e chiamato a guida della Chiesa universale! Con profondo stupore e gratitudine ci apriamo ad accogliere il dono di Dio attraverso un vissuto che – lo sentiamo – lascerà una traccia indelebile nella storia della nostra Fraternità.
Giunte al Palazzo, il Direttore delle Ville Pontificie, dott. Saverio Petrillo, insieme ad alcuni Gentiluomini di Sua Santità ci danno il benvenuto e ci accompagnano fino a destinazione.
C’è tanta luce nelle sale che attraversiamo; sulla destra un panorama bellissimo: si vede tutto il lago di Albano, che oggi è di un azzurro intenso. Tutto per noi è nuovo, ma un qualcosa di familiare ci fa sentire “a casa”. Attraversiamo gli ambienti illuminati guardando in silenzio la dimora che ha ospitato, per secoli, i vari Pontefici succedutisi nella storia e un senso di sacro rispetto ci avvolge. Avanziamo senza fermarci fino alla sala del Concistoro. Non sembra ancora vero: non è un sogno, è la realtà! Siamo qui, nella casa del Papa, nella casa del Vicario di Cristo! L’attesa è al culmine. Manca solo lui: Papa Benedetto …
È quasi mezzogiorno. Passano pochi minuti prima di vedere aprirsi alle nostre spalle la porta dello studio privato del Santo Padre. Ed ecco comparire d’improvviso la sua bianca figura: distinta, nobile, eppure così semplice e paterna … veramente «un umile lavoratore nella vigna del Signore»! È da tanto che ci stiamo preparando all’incontro, ma in questo momento è come se non fossimo ancora pronte. Passa in mezzo a noi, poste a semicerchio, e si avvicina alla sua sedia. Ci guarda sorridente e ci saluta con la mano. I nostri volti s’illuminano: ci sembra di sognare! Non appena il Santo Padre si siede sulla bianca sedia, l’applauso festoso e prolungato cede il posto ad un silenzioso ascolto.
Solo la Madre, suor Maria Assunta Fuoco, rimane in piedi per presentare a Sua Santità un indirizzo d’omaggio. Con voce ferma e chiara, nonostante la forte emozione, a nome della Comunità esprime i sentimenti di viva gratitudine per quell’ «incontro tanto atteso e desiderato». Si ode una sola voce, ma in quel momento sono 23 cuori a parlare: i nostri. Dopo aver ritratto un breve profilo storico della nostra Fraternità, attingendo agli eventi dell’ultimo secolo – soprattutto al tragico bombardamento del febbraio 1944 che causò la morte di 18 Sorelle -, la Madre manifesta al Santo Padre, con espressioni di affetto filiale, la profonda vicinanza che ci lega alla Sua persona: «… Vicine nella gioia, vicine nella fatica, vicine soprattutto nelle sofferenze che toccano profondamente la Sua vita di Padre e Pastore».
Il Santo Padre accenna un “sì” condiscendente, chinando il capo. A nome di tutte le Sorelle, la Madre esprime ancora a Lui il nostro impegno di fedeltà e di sequela incondizionata: «Vogliamo ancora una volta consegnare nelle Sue mani, Santità, l’offerta totale della nostra vita e la ferma volontà di perseverare fedelmente fino alla fine nella missione che la stessa Madre santa Chiara ci ha lasciato in consegna: essere collaboratrici di Dio stesso e sostegno della membra deboli e vacillanti del suo ineffabile corpo alla sequela del Cristo Povero e Crocifisso». All’udire questa espressione di santa Chiara il Santo Padre annuisce, lasciando intendere di conoscere bene il contenuto ed il senso di queste parole.
A discorso concluso il Papa si alza e, in modo molto familiare, con gesto paterno, saluta la Madre e la ringrazia, ricordando che proprio in quella sala furono accolte le Sorelle sfollate dopo il bombardamento del 1944, ed esprimendo il desiderio di voler venire egli stesso a farci visita in Monastero. Ancora una volta lo scroscio del nostro applauso fa da cornice alla gioia del momento e si dilegua improvvisamente per lasciar spazio alla parola del Papa. È il momento tanto atteso: la parola del successore di Pietro per noi, la parola del Vicario di Cristo.
Un discorso forte, incalzante … Esordisce con tono vivace, dandoci il benvenuto ed esprimendo sentimenti personali di gratitudine, senza mai tradire la pacata compostezza della Sua persona, dalla quale traspare una serenità imperturbabile, visibile sul volto luminoso. «Ripercorrendo la storia del vostro Monastero ho notato che tanti miei predecessori, incontrando la vostra Fraternità, hanno ribadito sempre l’importanza della vostra testimonianza di contemplative “contente di Dio solo”». A partire dalle parole del Servo di Dio Paolo VI fino a quelle dell’amato Giovanni Paolo II, Benedetto XVI ne richiama – citando le testuali espressioni – i tratti più salienti, sottolineando «il valore di una singolare testimonianza che tocca intimamente la vita della Chiesa».
Mentre parla, non stacchiamo un attimo gli occhi da lui. Ci colpisce, per di più, sapere che il Santo Padre Benedetto XVI conosca la storia del nostro Monastero e che egli stesso ne abbia richiesto per sé i cenni storici. Nel parlarci, sottolinea con particolare attenzione e apprezzamento i tratti di totalità e radicale appartenenza che caratterizzano la nostra vita, «nel silenzio della clausura e nel dono totale ed esclusivo di voi stesse a Cristo».
Continua lasciandoci la sua personale parola, che al nostro cuore e al nostro spirito suona con la forza e l’energia di un mandato missionario: «Ecco, dunque, care Sorelle, ciò che il Papa attende da voi: che siate fiaccole ardenti di amore, “mani giunte”che vegliano in preghiera incessante, distaccate totalmente dal mondo, per sostenere il ministero di colui che Gesù ha chiamato a guidare la sua Chiesa». Ci incoraggia a perseverare con fedeltà nella nostra vocazione di “Sorelle Povere”, senza temere l’insuccesso o l’apparente inevidenza di uno stile di vita umile e nascosto: «Non ha sempre eco nella pubblica opinione l’impegno silenzioso di coloro che, come voi, cercano di mettere in pratica con semplicità e gioia il Vangelo “sine glossa”, ma – siatene certe – è veramente straordinario l’apporto che voi date all’opera apostolica e missionaria della Chiesa nel mondo, e Iddio continuerà a benedirvi con il dono di tante vocazioni come ha fatto sinora».
Ci affida alla Beata Vergine Addolorata, di cui proprio oggi celebriamo la memoria liturgica, con l’augurio di poter abbracciare serenamente, secondo il suo esempio di Madre «associata intimamente alla missione di Cristo», le prove e le difficoltà di ogni giorno per la salvezza dell’umanità. Nel sentir rivolte a noi queste ultime parole, non abbiamo potuto fare a meno di notare il gigantesco dipinto di Antoniazzo posto sulla parete dietro il Santo Padre – raffigurazione che ha ottenuto l’effetto di scenografia durante tutto l’incontro – il quale ritrae proprio la scena del passo del Vangelo di Giovanni in cui Gesù Crocifisso affida alla Madre il discepolo e al discepolo sua Madre. È proprio vero che il Signore prepara sempre con cura e dovizia di particolari i suoi doni!
Concludendo, il Santo Padre ci impartisce una speciale Benedizione Apostolica che estende a quanti si affidano alla nostra preghiera. Questo particolare ci colma di gioia e ci riporta al cuore della nostra vocazione: una “vita per”, come quella di Gesù. Non siamo lì per noi, non siamo lì solo noi: questo dono di grazia si allarga a quanti sono nella sofferenza e nella prova, ai tanti malati che si affidano alla nostra preghiera, a tutte le famiglie in difficoltà, ai tanti giovani alla ricerca del senso vero della vita, a quanti ogni giorno vengono nella nostra chiesa a pregare, a tutti quei poveri che bussano alla nostra porta per chiedere conforto e aiuto.
Un Gesù Bambino in cera, realizzato interamente a mano da una nostra Sorella per l’occasione, sigilla questo momento: «Santità, avremmo il desiderio che lo tenesse lei» dice la Madre al Santo Padre consegnatogli il dono. Egli acconsente e risponde “sì” con un sorriso intriso di tenerezza.
Subito dopo, con il cuore traboccante di gratitudine, possiamo salutare personalmente il Santo Padre, una ad una … La Madre presenta ogni Sorella e il Papa ne ripete il nome, come a volere instaurare un contatto personale con ciascuna; ci porge il saluto accogliendoci con modi affabili e con squisita cordialità.
Ciascuna gli rivolge una parola di ringraziamento, di vicinanza, di affetto … Chi gli assicura la preghiera; chi lo ringrazia della sua parola vera, della sua testimonianza; chi gli dice: «Santità, Le vogliamo bene …!»; a chi – vinta dall’emozione del momento – rimane in silenzio, il Santo Padre sorridendo dice: «Parla il cuore …». Una Sorella – rispolverando le nozioni scolastiche – si cimenta in qualche frase di tedesco lasciandolo piacevolmente sorpreso, tanto da chiederle subito (in tedesco!) dove l’avesse imparato. Per finire, inoltre, ad ognuna dona un Rosario con il suo stemma pontificio ed esprime la sua gioia nel ravvisare numerose vocazioni: «Vedo che ci sono molte giovani … Il Signore chiama ancora!».
È strano: è la prima volta che incontriamo personalmente il Santo Padre Benedetto XVI, ma in ciascuna Sorella è vivissima la percezione di conoscerlo da sempre. Tutte avvertiamo nell’ascoltarlo, nel lasciarci incontrare dal suo sguardo limpido e penetrante, una familiarità che ci coglie sorprese, ma non impreparate.
Con stupore nuovo ritroviamo in lui lo stesso Padre, lo stesso Pastore che già conosciamo, che ci tocca con la sua parola chiara, trasparente, vera; ritroviamo colui per cui ogni giorno s’innalza a Dio la nostra preghiera, con il quale e per il quale condividiamo – nelle strade silenziose e invisibili di Dio – le gioie, le fatiche, le sofferenze, l’amore delle nostre giornate.
A questi sentimenti così vivi fanno eco le parole che ci ha rivolto il Santo Padre all’inizio del suo discorso: «… Si può dire che la vostra comunità, che si trova nel territorio delle Ville Pontificie, vive all’ombra della Casa del Papa ed è, pertanto, molto stretto il legame spirituale che esiste tra voi e il Successore di Pietro … Vorrei rinnovare anch’io la mia sincera gratitudine alla vostra Fraternità per il sostegno quotidiano della preghiera e per l’intensa vostra partecipazione spirituale alla missione del Pastore della Chiesa universale».
Ci sentiamo come avvolte e confermate dal vincolo di quella comunione che, dalla fondazione del nostro Monastero, ci unisce così profondamente al Sommo Pontefice. È come se in questo giorno, proprio nella casa del Papa e dalla sua stessa persona, ci venisse restituita tutta la nostra storia e, unitamente, riaffidata la missione particolare che siamo chiamate ad incarnare con la nostra vita e con il nostro carisma.
Di fronte ad un dono così grande, davvero non ci sono parole …
Nel suo Testamento, santa Chiara ci esorta a considerare e meditare gli immensi «benefici, che abbiamo ricevuto e ogni giorno riceviamo dal nostro Donatore». Perciò, «con quanta sollecita disponibilità e con quanto impegno di spirito e di corpo, dobbiamo restituire a Lui, moltiplicati, i talenti ricevuti»! Il «Padre delle misericordie, l’Altissimo Onnipotente bon Signore», dal quale viene ogni dono perfetto, ce lo conceda con la sua grazia!
Saluto della Madre
Laudato sii, mi’ Signore, per il nostro Papa Benedetto!
Beatissimo Padre,oggi, con questa espressione di lode all’Altissimo Onnipotente bon Signore, vogliamo dirLe la nostra gioia e riconoscenza per questo incontro tanto atteso e desiderato. La commozione che proviamo nel trovarci qui vicino a Lei è grande. In questo momento la parola non sa esprimere quello che il cuore vorrebbe comunicarLe: gioia, amore, gratitudine!Gioia per il dono di un Padre e Maestro sì grande, attento e premuroso verso il gregge che Dio Le ha affidato. Amore per la tenerezza e la sollecitudine senza limiti che dona ai suoi figli e figlie nella fede. Gratitudine per la bellezza e la passione che ci trasmette nell’amare Gesù Cristo, unico Signore della nostra vita.
Padre Santo, la nostra Fraternità di Sorelle Clarisse in Albano attualmente è composta da 23 Sorelle ed ha avuto inizio nel lontano 1631 proprio qui, nel territorio delle Ville Pontificie, in felice coincidenza con l’arrivo dei Papi in questa terra benedetta.
Durante il corso di questi quattro secoli, essa ha avuto una storia bella e gloriosa di fecondità e di santità, ma anche travagliata e dolorosa: prima a causa delle varie soppressioni subite e in seguito segnata col sangue, per la morte di 18 Sorelle avvenuta nel terribile bombardamento del febbraio 1944 che colpì duramente la Comunità e distrusse parte del nostro Monastero. Tuttavia, grazie alla munificenza e all’amore dei vari Sommi Pontefici, il Monastero è ritornato sempre a rivivere in questa loro residenza estiva.
Questi ed altri eventi ancora sono per noi motivo di grande impegno, gioia, amore e gratitudine, con i quali vogliamo dirLe tutto il nostro affetto e confermarLe la nostra costante vicinanza nel suo Ministero petrino: vicine nella gioia, vicine nella fatica, vicine soprattutto nelle sofferenze che toccano profondamente la Sua vita di Padre e Pastore.
Padre Santo, come «piccolo gregge» di Dio affidatoLe, sull’esempio e con le parole stesse della Madre Santa Chiara, vogliamo ancora una volta, oggi, consegnare nelle Sue mani l’offerta totale della nostra vita e la ferma volontà di «perseverare fedelmente sino alla fine» nella missione che la stessa Madre ci ha lasciato in consegna: essere «collaboratrici di Dio stesso e sostegno delle membra deboli e vacillanti del Suo ineffabile Corpo alla sequela del Cristo Povero e Crocifisso, con la ferma e rinnovata volontà di «obbedienza e riverenza al Signor Papa», sempre suddite e sottomesse alla santa Madre Chiesa.
Santità, ci affidiamo alla Sua preghiera, affinché possiamo sempre più testimoniare con la vita di essere, sull’esempio del Padre San Francesco, «un popolo contento di Dio solo».
Con questo grande desiderio, unite spiritualmente a tutte le Sorelle Clarisse, Le chiediamo di benedirci e custodirci sempre! Grazie, Santità!