“… il Signore mi donò delle Sorelle”

Santa Chiara d’Assisi è veramente Maestra di vita che invita a riflettere non soltanto sui suoi scritti, ma soprattutto sul suo modo di vivere il Vangelo. Infatti, la sua esperienza a San Damiano risponde ai bisogni di una vita semplice, spoglia, ma ricca di carità.
Spesso si immaginano i Santi come delle persone fuori dal comune, mentre la loro santità brilla nel più consueto quotidiano. La vita quotidiana, infatti, è il terreno in cui la vita fraterna si inserisce nel mistero stesso di Dio. Santa Chiara ha voluto per le sue Sorelle presenti e future una convivenza semplice, aperta, intrisa dell’amore che animava Gesù stesso. Un amore che canta la presenza incondizionata di Dio nelle nostre vite. Un cuore quindi che si esprime attraverso gesti concreti.

Quando si scopre l’appartenenza reciproca in forza di un medesimo ideale, DIO, è impossibile non scoprire che la sorella che mi vive accanto è solo dono del suo infinito Amore. L’unica risposta a questa scoperta è vivere in un atteggiamento di continua “gratitudine”. Forse questo valore non è molto riconosciuto in una società come la nostra, dove tante cose sono date per scontate, dove ciò che più conta è l’utilità esteriore e non tanto il significato interiore e profondo, che qualifica lo spessore di una vita intera.

È la gratitudine, frutto di un amore senza pretese, che dà senso all’esistenza, perché è scoprirsi amati da sempre, senza aver fatto qualcosa per meritarlo. È scoprire come “sorella gratitudine”, così la chiamerebbero Francesco e Chiara, porta con sé la gioia dello stupore di scoprire che il cuore del fratello e della sorella che mi vive accanto aspetta solo di essere amato per quello che è e non per quello che potrebbe fare.

Può sembrare strano che questa breve e semplice riflessione possa venire da un monastero di Sorelle Clarisse, strano perché non sempre tutti sanno leggere nella vita contemplativa un segno umile, nascosto ed utile. All’occhio immediato è più facile scorgere l’utilità dell’acqua che scorre in superficie da una sorgente rispetto a quella che vive nel profondo della terra; proprio lì dove il segno dell’esteriorità tace, sgorga l’offerta più disinteressata, quando l’amore è in causa…
e amore, per una Sorella Clarissa, ha anche il volto della “gratitudine”.

Tutto diventa dono nella vita: svegliarsi al mattino e ringraziare Dio che ci offre un nuovo giorno; donare un sorriso a chi è nella tristezza, solo perché sia felice e si senta amato; rinunciare a ciò che potrebbe essere utile per arricchire un fratello nel bisogno, accogliere il pianto di una madre per il proprio figlio drogato o ammalato e ringraziarla perché ha avuto la forza di deporre il suo dolore nel nostro cuore; seguire il cammino di tanti giovani che salgono a questo ruscello d’acqua che è il monastero per imparare a dare il vero senso alla propria vita, alle cose, alla storia, e sentire come le forze nascoste sono quelle che realmente valgono, come il lievito evangelico che scompare nella massa di farina e a poco a poco
la fermenta tutta.

Allora si può comprendere come tutta la vita è un dono, e solo in questa dimensione la Fraternità, il vivere insieme si realizzerà in pienezza nella misura in cui si è capaci di vivere con “gratitudine”, con la sola ricompensa della gioia che nasce nel dare la propria vita per Dio e per i fratelli.

 

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