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per crescere insieme nella vocazione comune: essere cristiani,
che si realizza nella misura in cui viviamo il Vangelo.

Il Volto della felicità!

Nel cuore dell’uomo c’è un vuoto che ciascuno cerca di colmare. Persone diverse per età, sesso, cultura, ma tutte accomunate da un unico desiderio di felicità.

“Siamo cercatori di felicità, appassionati e mai sazi. Questa inquietudine ci accomuna tutti. sembra quasi che sia la dimensione più forte e consistente dell’esistenza, il punto di incontro e di convergenza delle diversità. Non può essere che così: è la nostra vita quotidiana il luogo da cui sale la sete della felicità. Nasce con il primo anelito di vita e si spegne con l’ultimo. Nel cammino tra la nascita e la morte, siamo tutti cercatori di felicità […]. Ma quale felicità cerchiamo? Come la cerchiamo? e gli altri, in questa appassionata ricerca, che posto hanno?” (Lettera ai cercatori di Dio, CEI).

La costituzione americana da più di due secoli continua a proclamare tra i diritti dell’individuo, anche quello della felicità. Oggi però quel diritto è diventato un dovere: essere felici si deve. Non è un’opportunità: è un obbligo.

Pian piano il nostro originario desiderio, capace di aprire il nostro essere su orizzonti infiniti si sta trasformando in un dovere: “Devo essere felice!”, un obbligo che imprigiona la nostra libertà. L’obbiettivo da raggiungere è ottenere il massimo in tutti i campi: affetti e amore, vita professionale e familiare, salute e bellezza. Successo, soldi, potere, “libertà”, tutto per essere felici. Il grande rischio che oggi stiamo correndo è quello di aver fatto della felicità il nostro dio, dimenticando che Dio è la nostra felicità – per usare un’espressione di Chiara Amirante. Un dio a cui tutto è sottomesso, a cui siamo pronti a sacrificare ogni cosa, e il centro del mondo diventa il mio io: “Io devo stare bene, io devo essere felice”, anche a discapito delle relazioni o dei valori più importanti. Per questo motivo si cerca di eliminare ogni problema, ogni sofferenza e al contempo di accaparrare tutto ciò che ritengo sia necessario per raggiungere questo obiettivo, cose o persone che siano.

Ma è proprio vero che chi ha successo, soldi, potere, o quant’altro appaia allettante ai nostri occhi, è felice? Una vita “facile” non è una vita felice! La realtà ci dice che, nonostante i tanti sforzi, manca sempre qualcosa.

Tutto è in funzione di me e, per assurdo, più mi affanno, più riesco ad ottenere e più la vera Felicità sembra allontanarsi. Nessun “molto” può riempire il vuoto che è in noi, solo il “tutto” di Dio può colmarlo. Ed ecco che, ad ogni meta che raggiungiamo, la nostra ricerca della Felicità continua, perché tutte queste “felicità” non sono capaci di colmare la nostra sete. E se questa corsa sfrenata alle cime più alte si trasformasse in un incubo, tanto da cadere nello “stress da felicità” ? (F. Lambiasi).

La Felicità, quella con la “F” maiuscola ha un volto ben preciso, la Felicità vera è una persona: Gesù, il Salvatore! Ma cosa significa? Da chi ci salva? Ci salva dal non senso, ci mostra che l’intero migrare dei giorni è in realtà guidato da una mano sapiente e provvidente, da un Amore gratuito e sconfinato. La storia, le nostre vite hanno una meta.

Venne qui in terra, come disse sant’ Ambrogio,  per farti raggiungere le stelle! Con Gesù il cielo è sceso sulla terra, l’eterno ha preso casa nel tempo e ci ha aperto le porte dell’eternità. Gesù viene e ci dona la certezza più impensabile: che anche il dolore può diventare luogo di amore, che anche l’abisso della nostra miseria può accogliere la divina misericordia, che anche la disperazione  può tradursi nella speranza più viva.

Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi – ci vuole felici – e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, incostante (Papa Francesco, EG 1).

Il Signore sarà morto invano, se non gli permettiamo di distogliere dal nostro “io” la nostra facoltà di amore per volgerla in alto verso di Lui, e intorno a noi (H. Hurnand). Dio è amore e noi –  creati a sua immagine e somiglianza –  non potremo mai raggiungere la felicità, realizzare il nostro essere, se non amando e lasciandoci amare.

Non è nel possedere o nel possedermi che si ha la felicità: la vita è un dono e una missione e può raggiungere la sua pienezza solo nel dono di sé. La gioia più profonda “non è altro che l’atteggiamento di chi non tiene niente per sé, ma è totalmente in stato di dono permanente” (O. Benzi).

Felicità è smettere di vivere per se stessi e lasciare spazio a Dio, seguire Gesù e gustare la vita.

 

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