Questa mattina Papa Leone XIV ha varcato la soglia del Monastero Immacolata Concezione delle Clarisse di Albano. Un gesto silenzioso e profondo, che racconta l’amore e l’attenzione del Pontefice per la vita contemplativa.

Accolto da madre Maria Donata Reboldi,  Leone XIV si è intrattenuto in dialogo con le suore, accompagnato da S.E.R. Mons. Vincenzo Viva, vescovo di Albano, dal suo segretario particolare e dal cappellano della comunità. Con il Papa erano presenti anche il segretario don Edgard Iván Rimaycuna Inga e Mons. Leonardo Sapienza. Prevost ha ascoltato le loro storie e la loro testimonianza. Ma soprattutto ha chiesto loro di pregare per la Chiesa e per il suo ministero di vescovo di Roma.

Il monastero oggi ospita 17 sorelle claustrali, custodi di una forma di vita che seppur nascosta è essenziale per la vita della Chiesa. Vivere il Vangelo nella radicalità della fraternità e della povertà, come Chiara d’Assisi, è la loro missione. La loro vita – scandita dalla liturgia, dall’adorazione eucaristica, dal lavoro nascosto – è un’opera di accompagnamento vocazionale per chi, nel rumore del mondo, cerca una soglia di silenzio dove imparare ad ascoltare Dio. La comunità, infatti, si dedica anche a questo ministero particolare di accompagnamento vocazionale.

Nella chiesa del monastero, Leone XIV si è fermato a pregare davanti alle spoglie della venerabile suor Maria Chiara Damato, clarissa di origine pugliese morta in fama di santità nel 1948. Una figura discreta e luminosa, che ha vissuto la sua vocazione offrendo sofferenze e silenzio per i sacerdoti e le vocazioni. Il 2 aprile 2011, Benedetto XVI ha riconosciuto le sue virtù eroiche, proclamandola Venerabile. Da allora, il suo corpo riposa nel cuore del monastero, come seme nascosto che continua a generare vita.

Una presenza essenziale ad Albano

Il monastero stesso ha radici secolari. Fondato nel 1631 da Suor Francesca Farnese, donna di riforma e di spirito, ricevette la benedizione e la protezione di Papa Urbano VIII, che la volle incontrare personalmente. “Questa è una grande serva di Dio”, disse il Pontefice, colpito dalla sua umiltà e dalla profondità della sua testimonianza. È singolare – ma forse non casuale – che a distanza di quasi quattro secoli un altro Papa, anch’egli animato da desiderio di riforma e di autenticità, abbia voluto sedersi in quella stessa casa, per ascoltare le figlie spirituali di quella grande serva di Dio. La visita odierna è uno di quei gesti che sfuggono ai riflettori ma restano nella memoria profonda della Chiesa.

Il Papa ha visitato le parti del monastero e ha mostrato la sua vicinanza alla comunità che lo custodisce con la propria preghiera. Nel cuore di un’estate che sembra scorrere veloce fra riposo, preghiera e incontri istituzionali, il Papa ha scelto di entrare in un luogo dove il tempo ha un altro ritmo, dove la parola è misurata e la vita è una risposta continua a una Presenza. Ed è proprio lì, nel silenzio della clausura, che continua a maturare quella rivoluzione dell’amore di cui Leone XIV ha parlato Domenica, commentando il Vangelo del Buon Samaritano. E forse, tra queste mura, ha trovato sorelle che hanno scelto di iniziare questa rivoluzione dell’amore proprio donando tutta la loro vita al Signore Gesù, senza risparmiarsi.

p.M.R.