1 maggio 

Il  «sì» che cambia la storia
Uno stupendo mistero della fede, che contempliamo ogni giorno nella recita dell’Angelus, è l’Annunciazione, un avvenimento umile, nascosto – nessuno lo vide, nessuno lo conobbe, se non Maria – , ma al tempo stesso decisivo per la storia dell’umanità. Quando la Vergine disse il suo «sì» all’annuncio dell’angelo, Gesù fu concepito e con Lui incominciò la nuova era della storia, il «sì» di Maria è il riflesso perfetto di quello di Cristo stesso quando entrò nel mondo, come scrive la Lettera agli Ebrei interpretando il Salmo 39: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per compiere, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,7). L’obbedienza del Figlio si rispecchia nell’obbedienza della Madre e così, per l’incontro di questi due «sì», Dio ha potuto assumere un volto di uomo.

 

2 maggio 

Verginità di Maria e divinità di Gesù
«Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» (Is 7,14). Questa antica promessa ha trovato compimento sovrabbondante nell’Incarnazione del Figlio di Dio. Infatti, non solo la Vergine Maria ha concepito, ma lo ha fatto per opera dello Spirito Santo, cioè di Dio stesso. L’essere umano che comincia a vivere nel suo grembo prende la carne da Maria, ma la sua esistenza deriva totalmente da Dio. È pienamente uomo, fatto di terra – per usare il simbolo biblico – ma viene dall’alto, dal cielo. Il fatto che Maria concepisca rimanendo vergine è dunque essenziale per la conoscenza di Gesù e per la nostra fede, perché testimonia che l’iniziativa è stata di Dio e soprattutto rivela chi è il concepito. Come dice il vangelo: «Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). In questo senso, la verginità di Maria e la divinità di Gesù si garantiscono reciprocamente.

 

3 maggio 

Come avverrà questo?
È così importante quell’unica domanda che Maria, rivolge all’Angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Nella sua semplicità, Maria è sapientissima: non dubita del potere di Dio, ma vuole capire meglio la sua volontà, per conformarsi completamente a questa volontà. Il suo cuore e la sua mente sono pienamente umili, e, proprio per la sua singolare umiltà, Dio aspetta il «sì» di questa fanciulla per realizzare il suo disegno. Rispetta la sua dignità e la sua libertà. La verginità di Maria è unica e irripetibile, ma il suo significato spirituale riguarda ogni cristiano. Esso, in sostanza, è legato alla fede: infatti, chi confida profondamente nell’amore di Dio, accoglie in sé Gesù, la sua vita divina, per l’azione dello Spirito Santo. È questo il mistero del Natale!

 

4 maggio 

L’incarnazione
Ci fa riflettere il fatto che quel momento decisivo per il destino dell’umanità, il momento in cui Dio si fece uomo, è avvolto da un grande silenzio. L’incontro tra il messaggero divino e la Vergine immacolata passa del tutto inosservato: nessuno sa, nessuno ne parla. È un avvenimento che, se accadesse ai nostri tempi, non lascerebbe traccia nei giornali e nelle riviste. Ciò che è veramente grande passa spesso inosservato e il quieto silenzio si rivela più fecondo del frenetico agitarsi che caratterizza le nostre città. Quell’attivismo che ci rende incapaci di fermarci, di stare tranquilli, di ascoltare il silenzio in cui il Signore fa sentire la sua voce discreta. Maria in quel momento era tutta raccolta e al tempo stesso aperta all’ascolto di Dio. In lei non c’è ostacolo, non c’è schermo, non c’è nulla che la separi da Dio. Questo è il significato del suo essere senza peccato originale: la sua relazione con Dio è libera da qualsiasi pur minima incrinatura; non c’è separazione, non c’è ombra di egoismo, ma una perfetta sintonia: il suo piccolo cuore umano è perfettamente «centrato» nel grande cuore di Dio.

 

5 maggio 

La  “Grazia”
La salvezza del mondo non è opera dell’uomo – della scienza, della tecnica, dell’ideologia – ma viene dalla grazia. Che significa questa parola? Grazia vuol dire l’Amore nella sua purezza e bellezza, è Dio stesso, così come si è rivelato in Gesù Cristo. Maria è chiamata la «piena di grazia» e con questa sua identità ci ricorda il primato di Dio nella nostra vita e nella storia del mondo, ci ricorda che la potenza d’amore di Dio è più forte del male, può colmare i vuoti che l’egoismo provoca nella storia delle persone, delle famiglie, delle nazioni e del mondo. Maria ci dice che, per quanto l’uomo possa cadere in basso, non è mai troppo in basso per Dio, il quale è disceso fino agli inferi; per quanto il nostro cuore sia sviato, Dio è sempre «più grande del nostro cuore» (l Gv 3,20). Il soffio mite della grazia può disperdere le nubi più nere, può rendere la vita bella e ricca di significato anche nelle situazioni più disumane.

 

 6  maggio

La gioia
Maria immacolata: ci parla della gioia, quella gioia autentica che si diffonde nel cuore liberato dal peccato. Il peccato porta con sé una tristezza negativa, che induce a chiudersi in se stessi. La grazia porta la vera gioia, che non dipende dal possesso delle cose ma è radicata nell’intimo, nel profondo della persona, e che nulla e nessuno possono togliere. Il cristianesimo è essenzialmente un «evangelo», una «lieta notizia», mentre alcuni pensano che sia un ostacolo alla gioia, perché vedono in esso un insieme di divieti e di regole. La gioia di Maria è piena, perché nel suo cuore non c’è ombra di peccato. Questa gioia coincide con la presenza di Gesù nella sua vita: Gesù concepito e portato in grembo, poi bambino affidato alle sue cure materne, quindi adolescente e giovane e uomo maturo; Gesù visto partire da casa, seguito a distanza con fede fino alla croce e alla risurrezione: Gesù è la gioia di Maria ed è la gioia della Chiesa, di tutti noi.


7 maggio 

Piena di grazia
Il mistero dell’Immacolata Concezione è fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. In mezzo alle prove della vita e specialmente alle contraddizioni che l’uomo sperimenta dentro di sé e intorno a sé, Maria, Madre di Cristo, ci dice che la grazia è più grande del peccato, che la misericordia di Dio è più potente del male e sa trasformarlo in bene. Dio non viene meno al suo disegno d’amore e di vita: attraverso un lungo e paziente cammino di riconciliazione ha preparato l’alleanza nuova ed eterna, sigillata nel sangue del suo Figlio, che per offrire se stesso in espiazione è «nato da donna». Questa donna, la Vergine Maria, ha beneficiato in anticipo della morte redentrice del suo Figlio e fin dal concepimento è stata preservata dal contagio della colpa. Perciò, con il suo cuore immacolato, Lei ci dice: affidatevi a Gesù, Lui vi salva.

  

8 maggio 

L’arca dell’alleanza
Nel libro dell’Apocalisse leggiamo: «Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l’arca della sua alleanza». Per l’Antico Testamento essa è il simbolo della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Il Nuovo Testamento ci dice che la vera arca dell’alleanza è una persona viva e concreta: è la Vergine Maria. Dio non abita in un mobile, Dio abita in una persona, in un cuore: Maria, Colei che ha portato nel suo grembo il Figlio eterno di Dio fatto uomo. Nell’arca erano conservate le due tavole della legge di Mosè, che manifestavano la volontà di Dio. Maria è l’arca dell’alleanza, perché ha accolto in sé Gesù; ha accolto in sé la Parola vivente, tutto il contenuto della verità di Dio. A ragione, dunque, la pietà cristiana, nelle litanie in onore della Madonna, si rivolge a Lei invocandola come «arca dell’alleanza», arca della presenza di Dio, arca dell’alleanza d’amore che Dio ha voluto stringere in modo definitivo con tutta l’umanità in Cristo.

 

9 maggio 

La donna vestita di sole
La grandezza di Maria, Madre di Dio, pienamente docile all’azione dello Spirito Santo, vive già nel cielo di Dio con tutta se stessa, anima e corpo. San Giovanni Damasceno riferendosi a questo mistero in una famosa omelia afferma: «Oggi la santa e unica Vergine è condotta al tempio celeste … Oggi l’arca sacra e animata del Dio Vivente, che ha portato in grembo il proprio Artefice, si riposa nel tempio del Signore, non costruito da mano d’uomo». La Chiesa canta l’amore immenso di Dio per questa sua creatura: l’ha scelta come vera «arca dell’alleanza», che continua a generare e a donare Cristo Salvatore all’umanità, come Colei che in cielo condivide la pienezza della gloria e gode della felicità stessa di Dio e, nello stesso tempo, invita anche noi a divenire, nel nostro modo modesto, «arca» nella quale è presente la Parola di Dio, che è trasformata e vivificata dalla sua presenza, affinché gli uomini possano incontrare nell’altro uomo la vicinanza di Dio.

 

10 maggio 

La fede di Maria
Maria si affida con piena fiducia alla parola che le annuncia il messaggero di Dio e diventa modello e madre di tutti i credenti. L’apertura dell’anima a Dio e alla sua azione nella fede include anche l’elemento dell’oscurità. La relazione dell’essere umano con Dio non cancella la distanza tra Creatore e creatura. Ma proprio colui che — come Maria — è aperto in modo totale a Dio, giunge ad accettare il volere divino, anche se è misterioso, anche se spesso non corrisponde al proprio volere. Maria vive la gioia dell’annunciazione, ma passa anche attraverso il buio della crocifissione del Figlio, per poter giungere fino alla luce della risurrezione. Non è diverso anche per il cammino di fede di ognuno di noi: incontriamo momenti di luce, ma incontriamo anche passaggi in cui Dio sembra assente, il suo silenzio pesa nel nostro cuore e la sua volontà non corrisponde alla nostra, a quello che noi vorremmo. Ma quanto più ci apriamo a Dio, accogliamo il dono della fede, poniamo totalmente in Lui la nostra fiducia — come Maria — tanto più Egli ci rende capaci di vivere ogni situazione della vita nella pace e nella certezza della sua fedeltà e del suo amore.

 

11 maggio 

Il «sì» di Maria alla volontà di Dio
Maria e Giuseppe portano il figlio a Gerusalemme, al Tempio, per presentarlo e consacrarlo al Signore come prescrive la legge di Mosè. Questo gesto della santa Famiglia acquista un senso ancora più profondo se lo leggiamo alla luce della scienza evangelica di Gesù dodicenne che, dopo tre giorni di ricerca, viene ritrovato nel Tempio a discutere tra i maestri. Alle parole piene di preoccupazione di Maria e Giuseppe: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo», corrisponde la misteriosa risposta di Gesù: «Perché mi cercavate? Non sapevate che devo essere nelle cose del Padre mio?». Maria deve rinnovare la fede profonda con cui ha detto «sì» nell’Annunciazione; deve accettare che la precedenza l’abbia il Padre vero e proprio di Gesù; deve saper lasciare libero quel Figlio che ha generato perché segua la sua missione. E il «sì» di Maria alla volontà di Dio, nell’obbedienza della fede, si ripete lungo
tutta la sua vita, fino al momento più difficile, quello della croce.

    

12 maggio 

Maria in dialogo con la Parola
Davanti a Maria possiamo chiederci: come ha potuto ella vivere accanto al Figlio con una fede così salda, anche nelle oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. Nell’annunciazione ella rimane turbata ascoltando le parole dell’angelo — è il timore che l’uomo prova quando viene toccato dalla vicinanza di Dio —, ma non è l’atteggiamento di chi ha paura davanti a ciò che Dio può chiedere. Maria riflette, si interroga sul significato di tale saluto. Il termine greco usato nel vangelo per definire questo «riflettere», richiama la radice della parola «dialogo». Questo significa che Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei, il senso dell’annuncio.

 

13 maggio 

Custodiva tutte queste cose nel suo cuore
Un altro cenno all’atteggiamento interiore di Maria di fronte all’azione di Dio lo troviamo nel vangelo di san Luca, quando si afferma che Maria «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all’interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisisce quella comprensione che solo la fede può garantire. È l’umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore.

 

14 maggio

Beata
Nel Magnificat — il grande canto della Madonna — troviamo una parola sorprendente. Maria dice: «D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata». Queste parole di Maria non erano solo parole personali, forse arbitrarie. Elisabetta, piena di Spirito Santo, aveva gridato: «Beata Colei che ha creduto». E Maria, pure piena di Spirito Santo, continua e completa quello che ha detto Elisabetta, affermando: «Beata mi diranno tutte le generazioni». È una vera profezia, ispirata dallo Spirito Santo, e la Chiesa, venerando Maria, risponde a un comando dello Spirito Santo, fa ciò che deve fare. Noi non lodiamo Dio sufficientemente tacendo sui suoi santi, soprattutto su «la Santa» che è divenuta la sua dimora in terra, Maria. La luce semplice e multiforme di Dio ci appare proprio nella sua varietà e ricchezza solo nel volto dei santi, che sono il vero specchio della sua luce. E proprio vedendo il volto di Maria possiamo vedere più che in altri modi la bellezza di Dio, la sua bontà, la sua misericordia.

  

15 maggio 

Tutte le generazioni mi chiameranno beata
Noi possiamo lodare Maria, venerare Maria, perché è «beata».  Beata perché unita a Dio, vive con Dio e in Dio. Il Signore, nella vigilia della sua Passione, congedandosi dai suoi, ha detto: «Io vado a prepararvi, una dimora. E ci sono molte dimore nella casa del Padre». Maria dicendo: «Sono la tua serva, sia fatta la tua volontà» ha preparato qui in terra la dimora per Dio; con corpo e anima ne è divenuta la dimora e così ha aperto la terra al cielo. Maria è «beata» perché è divenuta — totalmente, con corpo e anima e per sempre — la dimora del Signore. Se questo è vero, Maria non solamente ci invita all’ammirazione, alla venerazione, ma ci guida, ci mostra come noi possiamo divenire beati, trovare la strada della felicità.

 

16 maggio 

Beata Colei che ha creduto
Il primo e fondamentale atto per diventare dimora di Dio e per trovare così la felicità definitiva è credere, è la fede in Dio, in quel Dio che si è mostrato in Gesù Cristo e si fa sentire nella parola divina della Sacra Scrittura. Credere non è aggiungere una opinione ad altre. E la convinzione, la fede che Dio c’è non è una informazione come altre. Di molte informazioni, a noi non fa niente se sono vere o false, non cambiano la nostra vita. Ma se Dio non c’è, la vita è vuota, il futuro è vuoto. E se Dio c’è, tutto è cambiato, la vita è luce, il nostro avvenire è luce e abbiamo l’orientamento per come vivere. Perciò credere costituisce l’orientamento fondamentale della nostra vita. Credere, dire: «Sì, credo che Tu sei Dio, credo che nel Figlio incarnato sei Tu presente tra di noi», orienta la mia vita, mi spinge ad attaccarmi a Dio, ad unirmi con Dio e così a trovare il luogo dove vivere, e il modo come vivere. E credere è un agire, è una forma di vivere. Credere vuol dire seguire la traccia indicataci dalla Parola di Dio.

 

17 maggio 

La missione di Maria
Grazie a Maria il Figlio di Dio, «nato da donna», ha potuto venire nel mondo come vero uomo, nella pienezza del tempo. Tale compimento, tale pienezza, riguarda il passato e le attese messianiche, che si realizzano, ma, al tempo stesso, si riferisce anche alla pienezza in senso assoluto: nel Verbo fatto carne, Dio ha detto la sua Parola ultima e definitiva. Il titolo di «Madre di Dio», che la liturgia pone in risalto, sottolinea la missione unica della Vergine Santa nella storia della salvezza. Maria infatti non ha ricevuto il dono di Dio solo per se stessa, ma per recarlo nel mondo: nella sua verginità feconda, Dio ha donato agli uomini i beni della salvezza eterna. E Maria offre continuamente la sua mediazione al popolo di Dio peregrinante nella storia verso l’eternità, come un tempo la offrì ai pastori di Betlemme.

 

18 maggio 

Il volto della tenerezza
Il volto di Dio ha preso un volto umano, lasciandosi vedere e riconoscere nel figlio della Vergine Maria, che per questo veneriamo con il titolo altissimo di «Madre di Dio». Ella è stata la prima a vedere il volto di Dio fatto uomo nel piccolo frutto del suo grembo. Il primo volto che il bambino vede è quello della madre, e questo sguardo è decisivo per il suo rapporto con la vita, con se stesso, con gli altri, con Dio. Tra le molte tipologie di icone della Vergine Maria, vi è quella detta «della tenerezza», che raffigura Gesù bambino con il viso appoggiato — guancia a guancia — a quello della Madre. Il Bambino guarda la Madre, e questa guarda noi, quasi a riflettere verso chi osserva, la tenerezza di Dio, discesa in Lei dal Cielo e incarnata in quel Figlio di uomo che porta in braccio. In questa icona noi possiamo contemplare qualcosa di Dio stesso: un segno dell’amore ineffabile che lo ha spinto a «dare il suo figlio unigenito». Ma quella stessa icona ci mostra anche, in Maria, il volto della Chiesa, che riflette su di noi e sul mondo intero la luce di Cristo.

 

19 maggio 

«Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto»
Alle nozze di Cana Maria rivolge al suo Figlio una richiesta in favore degli amici che si trovano in difficoltà. Impariamo da Maria a pregare nel modo giusto. Maria non rivolge una vera richiesta a Gesù, dice soltanto: «Non hanno più vino». Non chiede una cosa precisa, e ancor meno che Gesù eserciti il suo potere, compia un miracolo. Semplicemente affida la cosa a Gesù e lascia a Lui la decisione su come reagire. Da una parte notiamo la sua sollecitudine affettuosa, l’attenzione materna con cui avverte l’altrui situazione difficile; dall’altra il rimettere tutto al giudizio del Signore. Questo è il suo permanente atteggiamento di fondo. E così ci insegna a pregare: non voler affermare di fronte a Dio la nostra volontà e i nostri desideri, per quanto importanti, per quanto ragionevoli possano apparirci, ma portarli davanti a Lui e lasciare a Lui di decidere ciò che intende fare. Da Maria impariamo la bontà pronta ad aiutare, ma anche l’umiltà e la generosità di accettare la volontà di Dio, dandogli fiducia nella convinzione che la sua risposta, qualunque essa sia, sarà il nostro, il mio vero bene.

 

20  maggio 

«Donna»
Riflettendo ancora sul brano evangelico delle nozze di Cana, ci resta tanto più difficile comprendere la risposta di Gesù. Già l’appellativo non ci piace: «Donna». Perché non dice: madre? In realtà, questo titolo esprime la posizione di Maria nella storia della salvezza. Esso rimanda al futuro, all’ora della crocifissione, in cui Gesù le dirà: «Donna, ecco il tuo figlio — figlio, ecco la tua madre!». Indica quindi in anticipo l’ora in cui Egli renderà la donna, sua madre, madre di tutti i suoi discepoli. D’altra parte, il titolo evoca il racconto della creazione di Eva: Adamo, come essere umano si sente solo. Allora viene creata Eva, e in lei egli trova la compagna che aspettava. Così, nel vangelo di Giovanni, Maria rappresenta la nuova, la definitiva donna, la compagna del Redentore, la Madre nostra: l’appellativo apparentemente poco affettuoso esprime invece la grandezza della sua perenne missione.

 

21 maggio 

Maria, la Madre del Signore, come persona che prega
Nel libro degli Atti degli Apostoli troviamo Maria in mezzo alla comunità degli apostoli che si sono riuniti nel Cenacolo e invocano il Signore asceso al Padre. Maria guida la Chiesa nascente nella preghiera; è quasi la Chiesa orante in persona. E così, insieme con la comunità dei santi e come loro centro, sta ancora oggi davanti a Dio ed intercede per noi, chiedendo al suo Figlio di mandare nuovamente il suo Spirito nella Chiesa e nel mondo e di rinnovare la faccia della terra. «L’anima mia magnifica — cioè rende grande — il Signore». È questa una preghiera di ringraziamento, di gioia, di benedizione per le sue grandi opere. Il tenore di questo canto emerge subito nella prima parola; rendere Dio grande vuol dire dargli spazio nel mondo, nella propria vita, lasciarlo entrare nel nostro tempo e nel nostro agire: è questa l’essenza più profonda della vera preghiera. Dove Dio diventa grande, l’uomo non diventa piccolo: lì diventa grande anche l’uomo e luminoso il mondo.


22 maggio 

Madre di Dio
Il titolo di Madre di Dio è il fondamento di tutti gli altri titoli con cui la Madonna è stata venerata e invocata. Al mistero della sua divina maternità fanno riferimento tanti inni e tante preghiere, come ad esempio un’antifona mariana del tempo natalizio: «Tu, nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, Madre sempre vergine». Contempliamo Maria, impariamo da Lei ad accogliere il Bambino che per noi è nato a Betlemme. Se nel Bimbo nato da Lei riconosciamo il Figlio eterno di Dio e lo accogliamo come il nostro unico Salvatore, possiamo essere detti e lo siamo realmente figli di Dio: figli nel Figlio. Questo mistero è grande e certamente non facile da comprendere con la sola umana intelligenza. Alla scuola di Maria però possiamo cogliere con il cuore quello che gli occhi e la mente non riescono da soli a percepire, né possono contenere. Si tratta, infatti, di un dono così grande che solo nella fede ci è dato accogliere, pur senza tutto comprendere. Ed è proprio in questo cammino di fede che Maria ci viene incontro, ci è sostegno e guida.


23 maggio 

Il tempio vivente di Dio
Il saluto dell’Angelo è intessuto di fili dell’Antico Testamento, esso fa vedere che Maria, l’umile donna di provincia proviene da una stirpe sacerdotale. In lei è presente la vera Sion, quella pura, la vivente dimora di Dio. In lei dimora il Signore, in lei trova il luogo del suo riposo. Lei è la vivente casa di Dio, il quale non abita in edifici di pietra, ma nel cuore dell’uomo vivo. Lei è il germoglio che, nella buia notte invernale della storia, spunta dal tronco abbattuto di Davide. Dio non ha fallito, come poteva apparire già all’inizio della storia con Adamo ed Eva. Dio non ha fallito. Nell’umiltà della casa di Nazaret vive l’Israele santo, il resto puro. Dio ha salvato e salva il suo popolo. Dal tronco abbattuto rifulge nuovamente la sua storia, diventando una nuova forza viva che orienta e pervade il mondo. Maria è l’Israele santo; ella dice «sì» al Signore, si mette pienamente a sua disposizione e diventa così il tempio vivente di Dio.


24 maggio 

Madre nostra
Maria ha percorso il suo pellegrinaggio terreno sorretta da una fede intrepida, una speranza incrollabile e un amore umile e sconfinato. Maria è nostra Madre! Dall’alto della croce infatti, Gesù ce l’ha donata come madre e a lei ci ha affidati come suoi figli. Questa nostra celeste Madre non ci invita a fuggire il male e a compiere il bene seguendo docilmente la legge divina iscritta nel cuore di ogni cristiano? Lei, che ha conservata la speranza pur nel sommo della prova, non ci chiede forse di non perderci d’animo quando la sofferenza e la morte bussano alla porta delle nostre case? Non ci chiede di guardare fiduciosi al nostro futuro? Non ci esorta ad essere fratelli gli uni degli altri, di costruire insieme un mondo più giusto, solidale e pacifico? Ci ricorda che siamo tutti fratelli e che Dio è il nostro Creatore e il nostro Padre. Senza di Lui, o ancor peggio contro di Lui, noi uomini non potremo mai trovare la strada che conduce all’amore, non potremo mai sconfiggere il potere dell’odio e della violenza, non potremo mai costruire una stabile pace.


25 maggio 

La stella della speranza
Da più di mille anni, la Chiesa saluta Maria come «stella del mare»: Ave maris stella. La vita umana è un cammino. Verso quale meta? Come ne troviamo la strada? La vita è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata. E quale persona potrebbe più di Maria essere per noi stella di speranza lei che con il suo «sì» aprì a Dio stesso la porta del nostro mondo; lei in cui Dio si fece carne, divenne uno di noi e piantò la sua tenda in mezzo a noi?


26 maggio 

Maria piena di Grazia
Il Verbo eterno incominciò ad esistere come essere umano nel tempo. Di generazione in generazione resta vivo lo stupore per questo ineffabile mistero. Sant’Agostino, immaginando di rivolgersi all’angelo dell’Annunciazione, domanda: «Dimmi, o angelo, perché è avvenuto questo in Maria?». La risposta, dice il messaggero, è contenuta nelle parole stesse del saluto: «Ave, o piena di grazia». Di fatto, l’angelo, entrando da lei, non la chiama con il nome terreno, ma col suo nome divino, così come Dio da sempre la vede e la qualifica: «Piena di grazia», e la grazia è nient’altro che l’amore di Dio, così potremmo alla fine tradurre questa parola: «amata» da Dio. È un titolo espresso in forma passiva, ma questa «passività» di Maria, che da sempre e per sempre è l’«amata» dal Signore, implica il suo libero consenso, la sua personale e originale risposta: nell’essere amata, nel ricevere il dono di Dio, Maria è pienamente attiva, perché accoglie con personale disponibilità l’onda dell’amore di Dio che si riversa in lei.


27 maggio 

 Donna vestita di Sole
«Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle». Questa immagine rappresenta nello stesso tempo la Madonna e la Chiesa. Ella appare «vestita di sole», cioè vestita di Dio: la Vergine Maria infatti è tutta circondata dalla luce di Dio e vive in Dio. Lei è la «piena di grazia», ricolma dell’amore di Dio. Ecco allora che la «piena di grazia», riflette con tutta la sua persona la luce del «sole» che è Dio. Questa donna tiene sotto i suoi piedi la luna, simbolo della morte e della mortalità. E questo si manifesta nei due grandi misteri della sua esistenza: all’inizio, l’essere stata concepita senza peccato originale, e alla fine, l’essere stata assunta in anima e corpo nel Cielo. Ma anche tutta la sua vita terrena è stata una vittoria sulla morte, perché spesa interamente al servizio di Dio, nell’oblazione piena di sé
a Lui e al prossimo.

 

28 maggio 

Lo Spirito Santo e Maria
La fede di Maria sostenne quella dei discepoli fino all’incontro con il Signore risorto, e continuò ad accompagnarli anche dopo la sua ascensione al cielo, nell’attesa del «battesimo nello Spirito Santo». Nella Pentecoste, la Vergine Madre appare nuovamente come Sposa dello Spirito, per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo. Ecco perché Maria è per tutte le generazioni immagine e modello della Chiesa, che insieme allo Spirito cammina nel tempo invocando il ritorno glorioso di Cristo: «Vieni, Signore Gesù». Alla scuola di Maria, impariamo anche noi a riconoscere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita, ad ascoltare le sue ispirazioni e a seguirle docilmente. Egli ci fa crescere secondo la pienezza di Cristo, secondo quei frutti buoni che l’apostolo Paolo elenca nella Lettera ai Galati: «Amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé».


29 maggio 

Specchio di ogni santità
Tra i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio di ogni santità. Nel vangelo di Luca la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta. Dice in occasione di questa visita «L’anima mia rende grande il Signore», ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo, solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient’altro che l’ancella del Signore. Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza di Israele. Essa è una donna di fede: «Beata sei tu che hai creduto».


30 maggio 

Maria e i primi passi della Chiesa
A Gerusalemme gli apostoli sono riuniti in casa per pregare, ed è proprio nella preghiera che aspettano il dono promesso da Cristo risorto, lo Spirito Santo. In questo contesto di attesa, san Luca menziona per l’ultima volta Maria, la Madre di Gesù, e i suoi familiari. Con Maria inizia la vita terrena di Gesù e con Maria iniziano anche i primi passi della Chiesa; in entrambi i momenti il clima è quello dell’ascolto di Dio, del raccoglimento. Maria ha seguito con discrezione tutto il cammino di suo Figlio durante la vita pubblica fino ai piedi della croce, e ora continua a seguire, con una preghiera silenziosa, il cammino della Chiesa. Maria, proprio per l’atteggiamento interiore di ascolto, è capace di leggere la propria storia, riconoscendo con umiltà che è il Signore ad agire. Maria non guarda solo a ciò che Dio ha operato in Lei, ma anche a ciò che ha compiuto e compie continuamente nella storia.


31 maggio 

Maria Assunta in cielo
Maria è la primizia dell’umanità nuova, la creatura nella quale il mistero di Cristo ha già avuto pieno effetto, riscattandola dalla morte e trasferendola in anima e corpo nel regno della vita immortale. La festa dell’Assunzione ci spinge a sollevare lo sguardo verso il Cielo. Non un cielo fatto di idee astratte, nemmeno un cielo immaginario creato dall’arte, ma il cielo della vera realtà: Dio è il cielo. E Lui è la nostra meta e la dimora eterna, da cui proveniamo e alla quale tendiamo. E tutto questo non è lontano da noi, tutti siamo protesi verso la felicità. E la felicità alla quale tutti noi tendiamo è Dio. Tutti siamo in cammino verso questa felicità, che chiamiamo cielo, che in realtà è Dio. E Maria ci aiuti, ci incoraggi a far sì che ogni momento della nostra esistenza sia un passo in questo esodo, in questo cammino verso Dio.