“Gesù Cristo si è fatto povero per voi”

La Giornata Mondiale dei Poveri 2022, che si svolgerà il prossimo 13 novembre, trova il suo principale riferimento nel messaggio di Papa Francesco. Il Papa augura a ciascuno di noi che questa VI Giornata dei Poveri “diventi una opportunità di grazia” (n. 10), sia cioè l’occasione di accogliere un dono, quello del Figlio di Dio che ha voluto farsi povero lui stesso per arricchire noi (2 Cor 8,9).
Ci lasciamo accompagnare, in questi giorni di preparazione, da alcune meditazioni sulle Beatitudini, una riflessione per ogni giorno. Noi, come i discepoli e come la folla venuta per essere guarita, desideriamo avvicinarci a Gesù (Mt 5,1) per ascoltarlo, sapendo che il primo ad avvicinarsi a noi è proprio lui, l’Emmanuele, il Dio con noi (Mt 1,23), il Figlio che Dio ha mandato perché stia con l’umanità.


Domenica, 6 novembre 2022 

“Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli”

Il termine greco usato per indicare i poveri della prima beatitudine, nel testo di Matteo, fa riferimento a una  precisa categoria di persone che, al tempo di Gesù, poteva vivere solamente se qualcun altro se ne prendeva cura.
La nostra vita biologica, come anche quella spirituale, nasce e cresce nella relazione. Abbiamo, oggi, l’opportunità di riscoprire e gustare tutta la dolcezza dell’essere figli di Dio, cioè di entrare nuovamente in questa povertà che ci appartiene ontologicamente come qualcosa di positivo, poiché tutti nasciamo bisognosi degli altri: è una povertà, questa, che è ricchezza; infatti, chi è figlio è costantemente in relazione, tutto riceve e tutto possiede senza doversi preoccupare di accumulare o difendere alcunché. Povero nello spirito è colui che sa di dipendere da Dio in un senso bello e liberante, che quando sente Gesù dire: “senza di me non potete fare nulla”, riconosce che è vero. Chi vive così è pronto a ricevere la verità e la novità di se stesso nella relazione con il Padre che è nei cieli e nelle relazioni con le sorelle e i fratelli.
La beatitudine dei poveri in spirito scardina alla radice l’autosufficienza dell’uomo che si fa da sé e purifica da ogni scoria di antagonismo le relazioni tra fratelli, ricostituendoci eredi del regno dei cieli, cioè del Paradiso, della felicità già ora, semplicemente perché figli nel Figlio.

Preghiera

Donaci oggi, Signore, la consapevolezza serena della nostra povertà, della nostra fragilità, della nostra incompletezza, perché, innestati nella vita di Gesù, facciamo della nostra debolezza la nostra forza, come ci ricorda San Paolo: “Quando sono debole è allora che sono forte” (2 Cor 12,10).


Lunedì, 7 novembre 2022 

 “Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati”

La seconda beatitudine, che proclama beati coloro che sono nel pianto, non fa riferimento semplicemente ad una sofferenza causata dai mali del mondo presente. Non convincerebbe nessuno, infatti, un Vangelo che proclamasse felice in se stessa la condizione di afflizione. Dobbiamo, dunque, leggere in questa afflizione la contrizione di coloro che, attraversando le vicende più o meno dolorose della vita, riconoscono la propria distanza da Dio e dal suo regno e ne soffrono nell’intimo fino a versare lacrime di compunzione. Questi sono beati, perché fanno l’esperienza che l’abisso che sembra separarci irrimediabilmente da Dio è in realtà colmato, non dai nostri sforzi, ma dal dono dello Spirito promesso, il Paraclito, colui che prega in noi e grida: “Abbà! Padre!”. È lui il Consolatore, colui che, ci ha detto Gesù: “Prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà” (Gv 16,15). E che significa? Che lo Spirito ci rassicura e ci riconduce alla nostra identità, quella di figli nel seno del Padre, figliolanza che Gesù ci ha acquistata a prezzo del suo sangue. Beati, allora, coloro che piangono, perché mentre sospirano alla comunione con il Padre, già sussurrano con San Paolo: chi mai potrà separarci dall’amore di Dio!

 Preghiera

O Spirito Consolatore, colma i nostri cuori della tua dolce presenza, perché, da te consolati, “possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio” (2 Cor 1,4).


Martedì, 8 novembre 2022 

“Beati i miti
perché erediteranno la terra”

Per capire bene e vivere questa Beatitudine dobbiamo guardare a colui che si è definito “mite e umile di cuore”, Gesù Cristo.  Egli, come dice il profeta Isaia, “maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca” (Is 53,7). Da queste parole possiamo affermare che il mite è colui che in situazioni avverse e ingiuste sostiene tutto con animo paziente, fermo, sereno, senza opporre violenza, senza mormorare, senza accusare o maledire, anzi facendosi carico dei suoi stessi nemici davanti a Dio. Gesù è il Servo sofferente, il mite Agnello che invita tutti noi ad imitare la sua mitezza e bontà (Mt 11,28-30). Egli ci chiama, infatti, a non rivendicare diritti ricorrendo alla violenza, ma a vivere una vera “trasformazione” che consiste nel vincere il male con il bene, l’odio con l’amore, la guerra con la pace.
Tutto questo però non è solo o semplicemente un atteggiamento esteriore, un’affabilità esterna, ma è una trasformazione del cuore, una conversione. E, come ogni conversione, essa non è possibile per le sole nostre povere forze umane, ma è opera della grazia di Dio e della nostra docilità all’azione dello Spirito Santo. La mitezza è quindi soprattutto un dono di Dio.
Vivendo così noi potremo fin d’ora dimorare nella pace, quella vera, che Gesù dona ai suoi amici. Potremo ereditare così la terra, la vera terra promessa che è la vita eterna, la piena comunione con Dio. Sant’Agostino scrive: “Possederai la terra quando aderirai a colui che ha fatto il cielo e la terra. Questo, infatti, significa essere miti: non resistere al tuo Dio, seguire la sua voce, per compiacerti di lui e non di te stesso, aderire a lui. Allora dove egli è, siamo anche noi”.
Guardando però al nostro caro mondo sembra che la mitezza “non sia più di casa”, essa è diventata “fuori moda”. Il mondo preferisce l’arroganza, la sopraffazione, la ribellione e la pace si è spenta prima nel cuore dell’uomo e poi in tante nazioni.  C’è quindi bisogno di persone miti, arrendevoli, umili che come Cristo rendono feconda la storia del Vangelo e spargono fragranza nei cuori.

Preghiera

Donaci, Signore, uno spirito dolce e calmo, pieno di mitezza e di umiltà, che davanti a qualsiasi prova della vita, a qualsiasi provocazione e offesa, sappia affidarsi al soffio dello Spirito e prendere il largo da ogni forma di contesa per far trionfare la mite forza della bontà. Amen.


Mercoledì, 9 novembre 2022

“Beato chi ha fame e sete di giustizia,
perché sarà saziato”

Avere fame e sete” fa parte della nostra fragile umanità che, per poter vivere, ha bisogno di essere nutrita. Inoltre questo indica anche una “mancanza”, cioè il desiderio di una “pienezza” che non possiamo darci da soli. Infatti, noi siamo stati creati per l’eternità e la nostra “fame e sete” è “fame e sete” di infinito, di eterno: in sintesi, desiderio di Dio. Ed ecco che l’evangelista Matteo spiritualizza questa fame e questa sete, perché esse non hanno qui per oggetto il pane e l’acqua ma la giustizia. Che cos’è dunque la giustizia? Chi sono questi affamati e assetati?
Nell’A.T. troviamo molto spesso l’uso simbolico della fame e della sete. Il profeta Amos annuncia che ci sarà fame e sete di ascoltare la parola del Signore (Am 8,11). I libri sapienziali parlano della fame e sete della legge mosaica (Sir 24,20.22), del mangiare e bere il vino della Sapienza (Pr 9,5). Nei salmi scopriamo invece che è Dio colui del quale il salmista ha un ardente desiderio (Sal 42,2). La giustizia, per Matteo, indica la volontà del Signore che Gesù e Giovanni Battista compiranno in modo perfetto (Mt 3,15). Essa, inoltre, è già contenuta nella legge e nei profeti e sarà perfezionata da Cristo (Mt 5,17); per essa dovranno impegnarsi i discepoli (Mt 6,33) e a causa di essa saranno perseguitati (Mt 5,10). Quindi “avere fame e sete della giustizia” significa vivere completamente orientati verso Dio e il suo Regno, impegnandosi a compiere la volontà del Padre. Gesù è colui che pienamente ha incarnato questa Beatitudine perché ha fatto della volontà del Padre il suo cibo (Gv 4,34).
Di che cosa abbiamo “fame e sete” oggi? Verso dove orientiamo il nostro desiderio di vita piena? Con questa Beatitudine Gesù ci vuole dire che “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
E la parola che Dio pronuncia è sempre una volontà di bene verso di noi. Cerchiamo quindi anzitutto “il suo Regno e la sua giustizia” già  qui su questa terra in attesa di essere pienamente saziati dalla contemplazione del volto di Dio.

Preghiera

O Dio misericordioso, che colmi dei tuoi beni coloro che hanno fame e sete di giustizia, ricordati della tua famiglia raccolta in preghiera e trasforma la nostra povertà nella ricchezza del tuo amore.


Giovedì, 10 novembre 2022 

“Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia”

Nel dizionario di lingua italiana alla voce misericordia leggiamo: sentimento che induce alla comprensione, alla pietà e al perdono verso chi soffre o chi sbaglia…virtù spirituale…
Ma per noi cristiani, discepoli di Gesù, cosa significa essere beati perché misericordiosi? Misericordia è il nome di Dio stesso che si rivela a Mosè: “Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà” (Es 34,6). Misericordia è quindi anche la nostra identità, in quanto figli creati a sua immagine e somiglianza.
Per Dio essere misericordioso ha significato donare a noi il Figlio e per il Figlio donare la sua vita, condividendo con noi ogni cosa dal di dentro, anche la morte. Ecco che misericordia non è quindi solo un “sentimento”, ma, come fu anche l’esperienza di san Francesco d’Assisi, è un “fare”. Nelle Fonti Francescane leggiamo: “Il Signore dette a me, frate Francesco, d’incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e feci con essi misericordia”.
Nell’abbraccio e nella condivisione con il lebbroso Francesco non ha cambiato la sua condizione, il lebbroso è rimasto lebbroso, ma ha scelto di entrare dentro quella sua realtà, come il samaritano della parabola (Lc 10,29-37) che si fa carico del mal capitato prendendosi cura di lui. Ed è Francesco che, facendo misericordia, ha trovato misericordia, tanto che, continuano le Fonti: “Allontanandomi da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. Francesco sperimenta la beatitudine, l’essere beato! Papa Francesco nel Messaggio per la VI Giornata Mondiale dei poveri scrive: “Davanti ai poveri non si fa retorica, ma ci si rimbocca le maniche e si mette in pratica la fede attraverso il coinvolgimento diretto, che non può essere delegato a nessuno”. Se saremo misericordiosi come lo è il Padre, anche noi saremo beati.

Preghiera

Padre misericordioso, donaci un modo nuovo di vedere la realtà, perché sappiamo donare quanto a nostra volta abbiamo ricevuto, condividendo le gioie e i dolori e prendendoci cura di quanti poni sul nostro cammino.


Venerdì, 11 novembre 2022 

“Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio”

“Più di ogni cosa degna di cura custodisci il tuo cuore, perché da esso sgorga la vita” (Pr 4,23). Questa espressione tratta dal Libro dei Proverbi ci dona le coordinate giuste per entrare nella sesta beatitudine. Ci indica l’importanza di prenderci cura del nostro cuore, perché è da esso che sgorga la Vita, infatti il cuore è la sede dei pensieri, delle decisioni, è un abisso, un mare che raccoglie tutti i fiumi, è la parte più relazionale di noi, è il centro profondo dell’uomo. Per custodirlo, per conservarlo puro è necessario che il cuore sia unico, non doppio, non oscillante tra il bene e il male, ma totalmente orientato a Dio. Un cuore quindi libero da tutte quelle seduzioni che distolgono dall’azione dello Spirito in noi. Il diavolo vuole “accecare il cuore dell’uomo”, vuole renderci ciechi affinché non vediamo l’amore di Dio. Ma quando il cuore è puro, in esso sgorga la Vita, dove per vita intendiamo una Vita con la “V” maiuscola: piena, ricca, bella… una Vita in relazione con Dio, in comunione con la fonte della vita, perché in fondo è solo questo che riempie quel vuoto che ci portiamo nel cuore. Il desiderio profondo, che è dentro ciascuno di noi, è tornare alla comunione originale che c’era all’inizio della creazione, quella comunione che Gesù è venuto a restaurare; questo ci rende beati, amati!

Una persona che non ha il cuore puro guarda tutto in funzione di sé, tutto è un oggetto da usare, mentre se siamo orientati al Bene, fissi nel Signore, sommo Bene, tutte le cose ci parlano di Lui, siamo colmi di gioia e di gratitudine perché facciamo esperienza del suo amore per noi. I nostri occhi si aprono, il nostro sguardo ritorna trasparente, “semplice” e sappiamo  riconoscerlo e amarlo in ogni creatura; anche condividendo il poco che abbiamo con quelli che non hanno nulla, perché nessuno soffra (papa Francesco). Il cuore puro infatti genera la carità: “Dopo aver santificato le vostre anime con l’obbedienza alla verità, per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri” (1Pt 1,22-23); e l’amore o è fattivo o non è amore.

Preghiera

Donaci, Signore, di custodire il nostro cuore, di custodire la nostra unione con te. Non permettere che mai ci separiamo da te, perché solo così sapremo riconoscere ed accogliere ogni tuo dono e, come gratuitamente abbiamo ricevuto, fa’ che gratuitamente sappiamo donare.


Sabato, 12 novembre 2022 

“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli”

La pace è dono di Dio, ma allo stesso tempo è necessario che le persone costruiscano la pace nella giustizia. Infatti, non solo ci si deve fare promotori per la pace, ma occorre anche accettare di subire persecuzioni a causa di questo impegno. Assumere su di sé il male, rompendo così la catena della vendetta, questo è essere operatori di pace, detto in altri termini: “svelenare” il mondo! Come fanno le piante con l’anidrite carbonica, anche noi dobbiamo accettare il male per donare ossigeno, per donare Amore!
Ma come si fa, da dove iniziare? Papa Francesco nel Messaggio per la VI Giornata Mondiale per i poveri ha scritto: “Non è l’attivismo che salva, ma l’attenzione sincera e generosa che permette di avvicinarsi a un povero come a un fratello che tende la mano”. Si parte dal cuore. Rimanere sempre orientati al Bene, perché Pace è uno stato di pienezza e di integrità che nasce in un cuore unito, integro. Pace è ancora frutto dello Spirito, dobbiamo quindi lasciargli campo libero in noi.
Gesù risorto offre ai discepoli come primo dono la pace e questo è possibile perché ha sconfitto la morte, l’eterna nemica dell’uomo, che non ha più potere su di lui. In Gesù “nostra pace” (Ef 2,14) c’è pace con Dio, perché in lui ci è ridonato l’accesso alla comunione con il Padre e pace tra gli uomini, perché non c’è più Giudeo né Greco, schiavo o libero (Gal 3,28), siamo tutti figli, fratelli tra di noi: è questa la grande rivelazione.
La Pace è la conseguenza di un rapporto. “Amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla… e sarete figli dell’Altissimo” (Lc 6,35). La pace è frutto tangibile dell’amore, quell’amore che tutto riceve e tutto si dona.

Preghiera

Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende.
Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei l’altissimo.
Tu sei il Re onnipotente.
Tu sei il Padre santo, Re del cielo e della terra.
Tu sei trino e uno, Signore Iddio degli dei.
Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero.
Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. tu sei umiltà.
Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza.
Tu sei pace. Tu sei gaudio e letizia.
Tu sei la nostra speranza. Tu sei giustizia.
Tu sei temperanza. Tu sei ogni nostra ricchezza.
Tu sei bellezza. Tu sei mitezza. Tu sei il protettore.
Tu sei il custode e il difensore nostro.
Tu sei fortezza. Tu sei rifugio.
Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede.
Tu sei la nostra carità. Tu sei la nostra dolcezza.
Tu sei la nostra vita eterna,
grande e ammirabile Signore,
Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.

San Francesco d’Assisi

 

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Messaggio del Santo Padre Francesco per la VI Giornata Mondiale dei poveri  2022