Domenica, 18 dicembre  2022                                                                                                Mt 1,18-24

In questi giorni che precedono il Natale ci è rivelata “la gratuità e la potenza” dell’amore del Padre “nel silenzioso farsi carne del Verbo nel grembo di Maria” (preghiera Colletta).
Natale è silenzio… A volte, come a Giuseppe, ci sembra difficile accettare le cose che non vanno nella nostra vita (pensiamo al suo travaglio, a quanto “chiasso” dentro di lui). In realtà, il nostro vero problema è riconoscere e accogliere i doni del Padre così grandi, che non comprendiamo subito. Solo la fede può farci fare questo salto. Il sì di Giuseppe all’annuncio dell’angelo lo libera da se stesso per accogliere il dono del Padre, lo desta «dal sonno» per poter prendere con sé  la sua sposa. Ecco, la vita cristiana non è altro che questo: un accogliere, un ricevere continuamente la vita, un lasciarsi abitare dal silenzio di Dio perché la sua Parola si faccia carne nella nostra carne.

 

Lunedì, 19 dicembre 2022                                                                                                          Lc 1,5-25

La liturgia di Avvento ci fa presentire il sapore del Natale raccontando l’iniziativa di Dio verso di noi. E come agisce, come interviene il Signore nella nostra realtà? Lui fa sempre qualcosa di “nuovo”, qualcosa cioè che non dipende da noi, dal nostro sforzo, dalla nostra capacità o dai nostri meriti.
L’incredulità dell’anziano “giusto” Zaccaria rivela la fatica a lasciarsi sorprendere da Dio. Ma che senso ha una fede abituata solo a “fare” qualcosa per Dio (le funzioni sacerdotali nel tempio, l’osservanza della legge…) se non crede più, come Abramo, alla promessa? Zaccaria faceva tutto per il Signore, ma aveva smesso di stupirsi per quello che il Signore faceva per lui. Questo era il suo vero dramma! Solo a chi crede è dato l’accesso a una vita piena, la gioia dell’annuncio, del raccontare le meraviglie compiute dall’Onnipotente.

 

Martedì, 20 dicembre 2022                                                                                                      Lc 1,26-38

L’amore del Padre è talmente gratuito che per farci grazia non aspetta che siamo pronti: Àcaz, nonostante l’invito del Signore, non vuole chiedere un segno, ma Dio stesso glielo dona in forma di un annuncio (Is 7,14). L’annuncio è una parola di Dio che bussa alla porta del cuore, ci raggiunge e chiede il nostro assenso, come a dire: “Ti offro questo dono, lo vuoi?”. Maria ha detto sì! Il suo sì personale è stata la fenditura attraverso cui lo zampillo dello Spirito è sgorgato per riversarsi sull’umanità intera: «Avvenga per me secondo la tua parola». Tante “parole” ogni giorno ci raggiungono. Alcune ci liberano, altre ci tarpano le ali. In quale parola riconosco il Soffio di Dio? A quale parola rispondo con fede e desiderio: “Sì, lo voglio”? É questa risposta a dare direzione alla mia vita. Si tratta di credere, di aprire gli orecchi del cuore per entrare in questo ascolto che fa nuova la realtà, perché la feconda dal di dentro.

 

Mercoledì, 21 dicembre 2022                                                                                                   Lc 1,39-45

«Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene…». L’amata percepisce l’arrivo del suo amato attraverso una voce, un “rumore” che poco dopo si fa parola: «Alzati… vieni, presto!» (Ct 2,10).
Nel Vangelo, una donna risponde a questo invito: «Maria si alzò e andò in fretta…». È l’umanità nuova, l’umanità che ha accolto il Verbo della vita ed è tutta aperta alla sua novità per lasciarla cantare attraverso di sé e donarla agli altri. L’incontro con l’Amato apre all’incontro con le sorelle e i fratelli. Anche a noi, come ad Elisabetta, è dato di percepire negli altri la voce dello Spirito, la presenza di Dio, e per questo sussultare di gioia. Questa gioia nasce da dentro («nel mio grembo») e fuoriesce nell’amore.

 

Giovedì, 22 dicembre 2021                                                                                                       Lc 1,46-55

Con l’incarnazione del Verbo è entrato nel cuore dell’uomo un principio di vita nuova: la vita divina ha iniziato a scorrere nelle nostre vene, a fluire nelle nostre esistenze. Noi siamo il Corpo di Cristo, quel Corpo dato e offerto ogni giorno nell’Eucaristia. Il gesto di Anna ci parla di un’offerta che va oltre il giovenco, la farina e il vino che porta, perché la nostra offerta ormai non è più solo qualcosa di esterno, ma è la stessa vita che ci è stata donata e che, pieni di gioia, restituiamo al Padre, come Anna restituisce suo figlio a Colui che glielo ha donato. In questa offerta sono racchiuse tutte le “grandi cose che ha fatto per noi l’Onnipotente” quando il suo sguardo misericordioso ha visto l’afflizione di Anna, quando si è posato sull’umiltà della sua serva Maria, quando guarda ciascuno dei suoi figli bisognosi. Da questa offerta accolta e restituita scaturisce anche il nostro Magnificat.

 

Venerdì, 23 dicembre 2022                                                                                                     Lc 1,57-66

La conversione di Zaccaria è segno di quella “conversione” di cui parla Malachia legata al ritorno del profeta Elia: «Egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri». Nel Vangelo perciò non viene narrata solo la nascita del Battista (nuovo Elia), ma la conversione di uno dei padri verso la novità che porta suo figlio. È la profezia di una novità che non avviene come rottura con il passato, ma come apertura a relazioni nuove che legano passato e futuro.
Luca non poteva trovare modo più bello per esprimere il sapore di questa “novità”. Alla gestazione di Elisabetta ne corrisponde una in Zaccaria: solo un cuore aperto alla novità del regno sa farsi anello di congiunzione tra antico
e nuovo. La novità di Dio, infatti, non rompe mai con il passato, ma lo converte tessendo relazioni nuove,
aperte al futuro.

 

Sabato, 24 dicembre 2022                                                                                                        Lc 1,67-79

Il sogno che ogni uomo e donna custodisce in cuore venendo al mondo è avere una casa o, meglio, essere e sentirsi “a casa nella realtà che abità: nelle relazioni che tesse, attraverso le quali scopre il suo volto, il suo desiderio di amare e di essere riamato. In un certo senso anche per il Signore è così. non siamo noi però a dovergli edificare una casa, come forse pensava Davide, ma è lui che «ha visitato e redento il suo popolo» (Lc 1,68), edificando nel cuore dell’uomo la sua stabile dimora. Il suo «è un amore edificato per sempre», canta il salmo; un amore iscritto in una relazione tra padre e figlio (v. 27), dove si è stabili e sicuri. Il vero dono di Natale che ci è stato fatto è questa figliolanza: la vita del Padre in noi e la nostra vita in lui. Questo è il senso di quel Bambino che questa notte vedremo nella mangiatoia. Il Figlio di Dio ha preso su di sé la nostra carne per donarci la sua vita: “Non sono più due, ma uno solo”.