a settant’anni  dalla morte della Venerabile serva di Dio
Sr. Maria Chiara Damato (1909 – 1948)

Ci sono stelle, dette “supernovae”, che raggiungono il massimo grado della loro luminosità proprio nell’istante in cui muoiono. È un’immagine che esprime bene la vita di suor M. Chiara Damato. Sono trascorsi settant’anni dal giorno in cui “si è spenta”. Ma si è spenta veramente… o non piuttosto il contrario? Dovremmo dire che quella luce che la sua vita ha irradiato ha raggiunto il culmine al momento della sua morte, continuando a risplendere ora più
intensamente di prima
.

Ritorniamo allora, solo per brevi istanti, a quella mattina del 9 marzo 1948, quando suor M. Chiara, ormai lontana dal monastero di Albano a causa dei vari ricoveri, si trova nel Sanatorio di Bari e, nel cuore dei suoi trentotto anni, sta per varcare la soglia del Cielo. Dopo aver ricevuto la Comunione dalle mani del suo fratello sacerdote, padre Gioacchino, avvertendo in modo chiaro l’arrivo dello Sposo, quasi in estasi esclama: “Senti le campane! Gesù mi chiama (…) Aspettate che alle ore 13 avrò il giglio nelle mani”.

Quando i familiari le chiedono se in  Paradiso si sarebbe ricordata di loro, risponde: “Sì, sì, di tutti, perché non starò senza
far nulla; 
continuerò a lavorare, specialmente per i sacerdoti. Alle 13 esatte, come aveva predetto, china dolcemente il capo sul lato destro, emettendo l’ultimo respiro: anche il gesto estremo della morte la ritrae in tutto simile a Colui che,
sulla croce, «chinato il capo, spirò». La si vede più bella: i presenti raccontano di essere “rimasti edificati dal suo aspetto angelico e non cadaverico, come avrebbe dovuto essere”. “Tutti noi – dirà padre Gioacchino – avemmo la sensazione che era morta una santa”.

Tomba della Serva di Dio

C’è una luce, nella vita di suor M. Chiara, che continua ad irradiare il suo splendore dal Cielo, oltre la morte. Dire come questo avvenga è un mistero racchiuso nel Cuore di Dio. Dopo settant’anni dalla morte di quest’umile monaca di clausura sconosciuta al mondo, sono tante le domande di quanti desiderano conoscerla attraverso biografie, scritti, con richieste di una sua   reliquia. Negli ultimi anni, in particolare,
si  sono  moltiplicate  le  domande  dal  Brasile,  Perù,  Stati Uniti,
Burkina Faso… La gente scrive o telefona dicendo di sentire
vicina suor M. Chiara e di  affidarsi alla sua preghiera. Sembrano essere soprattutto i bambini e i malati i destinatari delle “grazie” che, attraverso la sua intercessione, il Signore continua a elargire: “grazie” nel corpo e nello spirito.

Tante volte, nella nostra chiesa, vediamo persone avvicinarsi al luogo dove è custodito il suo corpo, ancora incorrotto, e rimanere lungamente in preghiera accanto al sarcofago. Quante richieste rivolte a lei lasciate nella “cassetta delle preghiere” in fondo alla nostra chiesa! Non sono pochi, poi, quelli che vengono a visitare la sua tomba e il Museo a lei dedicato, esprimendo la loro gratitudine per le “grazie” ricevute.

Foto del Museo – Indumenti appartenuti a sr. M. Chiara

Sr. M. Chiara è sentita da tante persone come un segno di speranza, una presenza luminosa nel buio che spesso incrocia la loro vita. Viene da chiedersi: perché, come
questa giovane monaca di clausura, di cui pochi conoscevano l’esistenza, desta oggi così tanto interesse e attira così tante persone? Quello che di lei viene percepito fortemente – e che invece di affievolirsi aumenta col passare del tempo – è il carattere della testimonianza che la sua vita riveste.

Chi la “incontra” percepisce, autentica, limpida, l’esperienza di chi ha vissuto in
prima persona la sofferenza e il dolore, trasformandoli con la grazia di Dio in luce, in un incontro d’amore
. Niente e nessuno ha mai potuto toglierle il sorriso dalle labbra e quel suo pronto e sincero: “Semper Deo gratias!”. Per questo oggi può farsi specchio
di luce per gli altri, riflesso luminoso dell’amore di Dio. È quanto Papa Francesco
chiede a tutte le donne consacrate nella vita contemplativa claustrale: “Siate fari, per i vicini e soprattutto per i lontani. Siate fiaccole che accompagnano il cammino degli uomini e delle donne nella notte oscura del tempo. Siate sentinelle del mattino che annunciano il sorgere del sole”.

Come si fa ad essere per il mondo fiaccole che ardono, stelle che brillano nella notte? Suor M. Chiara non ha mai pensato di fare qualcosa di eccezionale, ma ha semplicemente vissuto fino in fondo, con la passione e l’abbandono di un’anima innamorata, con la tenace determinazione di un cuore credente, ciò che la vita quotidiana le presentava davanti ogni giorno, riconoscendovi la via per assomigliare sempre più pienamente allo Sposo Crocifisso. Si è lasciata “fare” dalla mano dell’Artista divino.

Particolare del Crocifisso nel Coro  del monastero

Gli ultimi anni sono stati per lei i più sofferti e difficili, ma anche i più fecondi. Quando, per la malattia, è stata costretta a lasciare il monastero, sradicata da quello che chiamava “il mio dolce nido”, proprio nell’ora del non senso, ha creduto che Dio stava realizzando la sua promessa di amore, il desiderio più profondo, intimo e personale della sua vocazione:
“Gesù
mio diletto, che io divenga una viva tua copia, che i tuoi lineamenti si riversino in me”. Chissà quante volte glielo avrà ripetuto quando era in monastero, rivolgendosi al nudo Crocifisso del nostro Coro, lo stesso che, dopo più di settant’anni, anche i nostri occhi  vedono e incontrano…

La luce che la vita di suor M. Chiara continua ad irradiare porta in sé una scintilla divina che cresce, nella misura in cui si fa “visibile” e percettibile ad ogni uomo e donna, fino ad essere generata nel loro cuore e nella loro anima. Se veramente è stata generata in noi questa scintilla di fuoco, parlare di lei a settant’anni dalla sua nascita al Cielo non dovrebbe portarci a fare solo un salto nel passato, ma un’immersione nel nostro presente, nella “vita di Dio” che la sua vita, ancora e più di prima, è in grado di trasmetterci. Questo “contagio” avviene solo per contatto di fede,
per generazione spirituale.

Non sono poche tra noi le Sorelle che, abbracciando questa vita, hanno varcato la soglia del monastero sentendosi da lei accompagnate nel loro itinerario vocazionale, approfondendo poi nel tempo questo legame spirituale. Quale eredità spirituale ci ha lasciato suor M. Chiara? A noi, sue Sorelle, viventi come lei e “con” lei in questa santa Casa, appassionate dello stesso carisma vissuto dalla madre santa Chiara, afferrate dallo stesso amore per Gesù e dal desiderio di farlo conoscere al mondo, che cosa ha lasciato
veramente? Forse ciascuna qui avrebbe da dire la sua… ma la parola che sembra meglio racchiudere il cuore della sua testimonianza di vita per tutte noi è: carità. La carità non solo dei suoi anni operosi in monastero, quando si sobbarcava i pesi delle altre Sorelle e faceva i lavori più umili, ma anche la carità nascosta dei suoi ultimi anni di sofferente vissuti nei vari ospedali, lontana dal monastero… una carità che va ben oltre la sola dimensione del “fare” e del rendersi utile agli altri, perché affonda le radici nel Cuore di Cristo, nel suo desiderio ardente di salvare il mondo. Proprio quando, come clarissa, forse si è sentita “inutile”, ai margini della sua stessa vocazione, lei ha intuito nella fede che dietro quel vuoto apparente si celava l’ora di Dio, il bacio dello Sposo, e ha risposto al suo amore offrendo tutta se stessa.

Questo amore di carità non l’ha certo improvvisato: lo ha imparato in monastero, alla scuola quotidiana del silenzio, nello scorrere dei piccoli-grandi eventi con cui la vita l’ha formata, alla sequela di Gesù. “È un vero paradiso – scriveva in una lettera – se so fare della vita consacrata un preludio per la vita eterna”.

Dietro la sua offerta, il dramma di un mondo inquieto segnato dai conflitti; la fame e sete di tanti fratelli e sorelle smarriti nel buio; la missione insostituibile dei sacerdoti, chiamati a “portare Gesù alle anime e le anime a Gesù”; il bisogno di attirare a Lui cuori che facciano propri i Suoi interessi… Questa è l’eredità che da lei raccogliamo, preziosa, viva, attualissima.

Oggi il mondo ha bisogno non tanto di maestri ma di testimoni, veri padri e madri nello spirito, punti di riferimento, come stelle nel cielo, per orientare il cammino di chi è nel buio. Suor M. Chiara Damato è una di queste luci che accompagnano i passi incerti di chi, nella notte, cerca uno spiraglio luminoso.

   

Suor Maria Chiara,
sorella nostra e sorella di tutti,
prega per noi!
Accompagnaci, sostienici,
proteggici, confortaci,
portaci al “tuo” Gesù!